In un paese in cui spiritualità e storia si incontrano tutti giorni si trova una giovane chef che con precisione, attenzione e qualità, racconta uno dei ristoranti più apprezzati del posto. Siamo ad Assisi, più precisamente nel ristorante Il Frantoio. Proprio qua lavora Debora Rossi, finalista dell’edizione 2026 di Emergente Chef.
Debora, com’è stata l’esperienza con questa edizione di Emergente Chef?
“È iniziata con un bel po’ di ansia, non tanto per l’esito, quanto perché per me è stata un’esperienza nuova. Sono una persona introversa, quindi mettermi in gioco, espormi e presentare ciò che faccio è stata una grande sfida.
Ho voluto uscire dagli schemi. Durante le quattro ore di preparazione ho avuto qualche intoppo, ma sono comunque riuscita a lavorare con tranquillità. Quando ho presentato i piatti ho ricevuti riscontri positivi: ho raggiunto ciò che desideravo, cioè lasciare un ricordo legato ai sapori, al gusto e alle emozioni che volevo trasmettere. Per me, che sono autodidatta, è già una grandissima soddisfazione”.
Che cos’è la cucina per te?
“La cucina è tutto. È il modo migliore che ho per esprimermi: attraverso i piatti riesco a comunicare, a essere creativa, a far rivivere emozioni e ricordi significativi.
Partecipare a Emergente Chef è anche un’opportunità per farsi conoscere: la visibilità arriva non solo attraverso la gara, ma anche tramite i social e i giudici. Ti mette alla prova, ti obbliga a esporti, a confrontarti con colleghi della tua stessa età. In un certo senso, ti mette a nudo”.
Questo contest valorizza anche la materia prima. Cosa significa per te lavorare con prodotti di alta qualità?
“Lavorare con materie prime eccellenti ti facilita tantissimo. Hai sapori e consistenze già perfette, che ti permettono di lavorare meglio. Dalla carne al pesce, non c’è bisogno di inventarsi troppo: se il prodotto è buono, parla da solo.
Non so cosa aspettarmi dalla finale: alla selezione mi sono sentita in mezzo ai lupi, adesso mi sentirò in mezzo agli squali! Ma resterò con i piedi per terra, facendo il mio meglio e ricordandomi sempre di rimanere umile”.








