Nel cuore di Firenze, precisamente tra i fornelli del ristorante Santa Elisabetta, si trova un giovane chef che ha fatto della qualità una vera e propria scelta di vita. Parliamo di Pasquale Russo, finalista dell’edizione 2026 di Emergente Chef che nei giorni scorsi si è fatto conoscere facendo parlare i palati della giuria.
Pasquale, com’è stata l’esperienza con Emergente Chef?
“È stata una bellissima esperienza. Ho incontrato amici, rivisto vecchi colleghi che non vedevo da tempo, e con alcuni è capitato di collaborare in passato: è stato bello ritrovarsi anche in un contesto extra-lavorativo. Mi sono divertito molto, ma allo stesso tempo è stato anche molto stimolante: quando ti ritrovi a essere un concorrente, vuoi sempre dare di più.
Il giorno successivo alla gara ho avuto modo di parlare anche con i fornitori: è stato interessante confrontarmi direttamente con loro, soprattutto per quanto riguarda il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP. Bello poter instaurare un rapporto diretto con i referenti e capire meglio la filiera del prodotto”.
Che cosa rappresenta per te Emergente Chef?
“Sicuramente Emergente Chef è un trampolino di lancio, una vetrina importante e molto seguita nel mondo della ristorazione. È una competizione che ha dato visibilità a tanti chef e, se la si sa sfruttare bene, può diventare anche un’ottima occasione di promozione.
Naturalmente, però, tutto deve corrispondere al lavoro: non è che chi vince Emergente è automaticamente il migliore di tutti. Bisogna mettersi in gioco, dimostrare il proprio valore e continuare a crescere, giorno dopo giorno”.
Quanto conta per il vostro lavoro utilizzare una materia prima di qualità, come la carne del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP?
“Lavorare con materie prime di alta qualità è fondamentale. Nel nostro caso, con il vitellone avevamo a disposizione solo lo scamone, ma anche gli altri ingredienti – come la ricciola o la farina – provenivano da fornitori selezionati con grande attenzione.
In una competizione come Emergente Chef, è importante valorizzare ogni prodotto, anche partendo da tagli o ingredienti più semplici. Bisogna saperli lavorare al meglio, trarne il massimo beneficio e far emergere tutto il loro potenziale.
L’obiettivo ora è fare ancora meglio di quanto fatto a Roma: sono molto curioso di scoprire le prove che ci aspettano per la finale. Ancora non conosciamo le regole, ma la voglia di mettersi in gioco è tanta”.