Tra i finalisti di Emergente Chef c’è anche Daniele Antonaci, che ha conquistato il parere dei giudici in occasione dell’appuntamento con la selezione Centro-Sud. Daniele è un giovane chef ma con le idee già chiare che, appena finita la maturità sé approdato a Roma per continuare a imparare il mestiere, fino a entrare nella brigata di chef Apreda, del ristorante Idylo, locale stellato che si trova all’interno The Pantheon.
Daniele, com’è andata l’esperienza con Emergente Chef?
In generale è stata un’esperienza super stimolante, soprattutto a livello creativo. Hai il tempo per provare e riprovare tante cose, lasciar andare le idee, metterti alla prova e capire davvero cosa puoi fare.
La giornata è stata divertente: per chi è appassionato di cucina può essere solo così. Ovviamente c’è anche un po’ di ansia, ma è bello lavorare accanto a persone coetanee che condividono la stessa passione.
Ti aspettavi di arrivare tra i finalisti?
Sinceramente no. Meglio partire con aspettative basse e poi rimanere piacevolmente sorpresi. Non sono andato lì “per passare”, ma con l’idea di divertirmi e mettermi alla prova.
Alla fine sono gli altri a giudicare, come in tutte le cose. Io so di aver dato tutto, e questo è ciò che conta davvero.
Da quanto tempo lavori nel mondo della ristorazione?
Ho iniziato dopo la maturità, subito dopo il Covid. Poi mi sono trasferito a Roma e ho iniziato a lavorare in diversi ristoranti della capitale.
Come ti stai preparando per la finale?
Sono super stimolato. Se la selezione è stata così divertente, la finale lo sarà ancora di più. È bello conoscere anche colleghi del nord e confrontarsi su cucine diverse.
Nella nostra batteria eravamo tutti più o meno legati alla cucina mediterranea, essendo quasi tutti del centro-sud. A me, per esempio, hanno anche criticato l’uso di tecniche giapponesi, ma fa parte del gioco. Non mi aspetto di vincere, ma di fare una bella prova, questo sì.
Parliamo di materia prima: quanto è importante per un professionista lavorare con una carne di qualità come quella del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP?
La qualità è fondamentale. Non è solo sinonimo di prezzo alto: significa sostenibilità, legame con il territorio e italianità.
Per me questo è essenziale: promuovere prodotti che rispettano l’ambiente e il clima, che raccontano il nostro Paese.
Un prodotto di qualità, poi, ha sempre bisogno di meno “manodopera”: è più facile da valorizzare, richiede poche lavorazioni perché deve rimanere il più possibile vero e genuino.












